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  1. In questo numero
    IL BUCATO Doaa El Adl
    PENSIERI DI UNA MISANTROPA Giacobino, Sdralevich
    IN UN SECONDO Donnelly
    EVOLUZIONE Doaa El Adl
    LE SOFISTICHE/A PARIGI Maffioli, Marzi, Isia
    PAS DE NOM Morgantin
    NUVOLE SPARSE Donnelly, Lupo+Mt, Nidasio
    CLIC Lupo
    WONDER RINA Annaurla
    NATA Bosotti
    DAHOMEY Lorde, Tafeche
    L’ORMONE MISTICO Livia
    LE SOFISTICHE/IL GODIMENTO Maffioli, Marzi, Isia
    GIURA Maldini
    DIARIO DI BORDO Mango, Grimaldi
    LA BRACCIANTE DIGITALE Pat
    LE BRACCIANTI AGRICOLE La redazione
    IMPEGNO Solinas
    LA STUDIOSA PRECARIA Roz
    COSE STUPIDE Menetti
    PARCO DEI DIVERTIMENTI bulander, Nardi
    FRAU MESCALINE Le Pinne
    FRIENDSFUNDING Mantissa
    COLOPHON Grimaldi
  2. il-bucato

  3. PENSIERI DI
    UNA MISANTROPA

    di Margherita Giacobino

    Pensierino di sollievo
    Un vero uomo difende a pugni il buon nome della sua mamma.
    Una vera donna manda il figlio in guerra.
    Meno male che non appartengo a nessuna delle due categorie.

    Scuola di terrorismo per massaie
    Mentre gli uomini nostrani sono già avanti (possiedono infatti da sempre i rudimenti della materia) e lo dimostrano gli episodi di cronaca in cui mariti o fidanzati lasciati trucidano mogli, figli e fidanzate – le donne italiane sono ancora indietro in quello che appare sempre più come il nuovo trend mondiale. Alcune di esse si trasferiscono nei paesi all’avanguardia per studiare in loco, presso gruppi di maschi armati, ma al momento le uniche opportunità di carriera loro aperte sembrano quelle di urì e kamikaze, due modi di gestire le esplosioni ormonali maschili in cui non tutte le donne potrebbero sentirsi realizzate.
    Ma perché non dimostriamo un po’ di creatività a casa nostra?
    Alla casalinga depressa, disoccupata e stufa di un marito violento e disattento, di figli che si fanno servire e suoceri con alzheimer, suggeriamo di imbottire l’arrosto domenicale di tritolo, per un più verace scoppio di gioia in famiglia.
    Praticabile anche il sequestro di parenti creduloni che si offrono di svolgere attività umanitaria facendo da pacieri: tra moglie e marito non mettere il dito, potresti perderlo.
    Se lo sgozzamento, raccomandato dai dissanguatori di vitelli, potrà trovare poco seguito tra le donne, per ragioni umanitarie e di pulizia, si potrebbe tornare alle tradizionali armi femminili quali il veleno. Alle cuoche consigliamo di comprare le materie prime esclusivamente nei discount, scegliendo di preferenza il transgenico, e di sostituire l’igienizzante all’aceto balsamico, per una più profonda igiene dell’assassinio. Indispensabile, per seminare il terrore, la lettura ad alta voce delle etichette dopo il pasto. Questo metodo richiede pazienza, è consigliato a coloro che sanno sedersi a tavola e aspettare: prima o poi vedranno il cadavere del loro nemico, a condizione che non mangino anche loro.
    Narcisistica e dilettantesca, invece, la soppressione dei figli piccoli: troppo facile! Gia visto! Pensate in grande! fateli fuori quando sono adulti, e pericolosi! Consigliato alle mamme di mafiosi, politici, tangentisti, serial killer e dirigenti di multinazionali. Solo così darete un senso ideale alla vostra azione, e potrete rivendicarla sui media, guadagnandovi i vostri cinque minuti di notorietà. Poi finirete anche voi nel limbo dei dimenticati, il solo posto dove vittime e assassini convivono senza più darsi fastidio.

    Teologia queer
    Prima Dio era nostro padre, ma si lamentava la sua assenza, secondo alcuni era addirittura morto.
    Poi è riapparso, e ha dichiarato di essere in realtà la madre di tutti gli uomini.
    Un gesto coraggioso da parte di Dio, visto che lo sport preferito di tutti gli uomini è parlar male della madre degli altri uomini e delle madri in generale.
    Povero Dio, dura la vita da transgender.
    (Si sarà tagliato la barba, o l’ha tenuta, come Conchita Wurst? Ai futuri iconografi la risposta.)

  4. Donnelly_OneSecond

  5. doaa-evoluzione

  6. Le sofistiche

    di Francesca Maffioli e Laura Marzi

    A Parigi

    La Protagora
    Gorgia mia, ti interpello, preda della preoccupazione e della afflizione. Tu sei lì, dove tremendi avvenimenti si sono verificati, nella capitale della terra di coloro che fra secoli saranno chiamati i Galli: Parigi. Lì, dove anche io vissi per qualche anno. Per questo Gorgia, in questo proliferare di opinioni, sento dunque il bisogno di interrogarti. Credi anche tu, come me, che le morti di quei giullari che amavano rappresentare la realtà con dei disegni, abbiano la loro origine nell’attrito che spesso la società parigina fa fra il bianco e il nero, il giallo, l’algerino, il nord africano? Attrito che si palesa nella presenza di quartieri ghetto in città, che affonda le sue radici nelle guerre così prossime che la Francia ha fatto contro le sue colonie. Intendi forse anche tu che in quella carneficina non ci fosse solo una rabbia universale contro l’occidente, come vaticinano i più, bensì anche un odio particolare? Contro chi è stato considerato padrone e vuole essere annichilito irrimediabilmente per il fatto di essersi permesso ancora di oltraggiare. Oltraggiare loro, gli abbietti assassini, non la religione. Non è forse l’Islam la ragione solo apparente, il casus belli, di uno scontro tra uomini che principiò ben prima di questa sedicente guerra all’occidente e che si nutre della strillata misantropia che accende la complessa partizione razziale che interessa Parigi e altre urbi?

    La Gorgia
    Protagora diletta, volendo essere sincera avrei preferito che non parlassimo ora di Parigi e dei suoi avvenimenti, perché sono lenta nelle reazioni, e quelle più subitanee sono sempre grandemente emotive. E più particolarmente per un senso di estraneità, perché io qui mi sento straniera e in questa occasione ancora maggiormente.
    E mia Protagora, sai che anche le tue domande hanno come comune denominatore proprio l’estraneità?
    Nelle tue variazioni mi chiedi se si tratti di un problema legato a Parigi, alla Francia o all’occidente. Come a dire : questo problema ci riguarda solo in quanto occidentali o li riguarda in particolare come parigini e francesi?
    La mia risposta è ancora una volta l’estraneità che ha in sé la variante dello straniamento.
    Ma non confondere! Non è disinteresse, ma impossibilità di vedere le cose nella sua complessità, è constatazione del limite, è senso d’affolement nell’osservare il dispiegamento di forze militari, che aumenterà, e la laida ipocrisia della classe dirigente.
    Vedo inadeguatezza da parte di chi tenta di sistematizzare e di regolamentare quella che tu chiami “complessa partizione razziale”. Da una parte si parla di volontà di reintegrazione delle minoranze impazzite, dall’altra è palese l’intento di utilizzare l’accaduto per rendere abissi d’intolleranza le già notevoli disparità, i quartieri ghetto sempre più ghettizzati e gli emarginati sempre più al margine.
    Si continua a parlare di attentato alla libertà di espressione. Ma è di questo che si tratta?
    Sento forte la mia incapacità nel risponderti, bien que philosophe, e sento forte anche la portata morale della mia risposta, bien que sophiste.

  7. pas-de-nom

  8. Nuvole
    sparse

    NuvoleSparse1

  9. Clic

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    • lupo2
    • lupo3
    • lupo4
    • lupo
  10. wonder-chilipepper

  11.  

     

     

     

     

    Dahomey

    di Audre Lorde

    Con due tamburi sulla testa io parlo
    qualunque idioma mi serva
    ad affilare i coltelli della mia lingua
    il serpente sta all’erta anche se dorme
    sotto il mio sangue
    poiché io sono donna che tu sia
    contro di me o no
    mi intreccerò i capelli
    anche
    nella stagione delle piogge.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

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  13. Le sofistiche

    di Francesca Maffioli e Laura Marzi

    Dialogo 2, tavola 7, frammento 14
    Il Godimento

    La Protagora
    «Dunque cara Protagora oggi varco la soglia di quella che è definita come l’ultima giovinezza, ormai oltre le trenta pietre che pendono al collo. Allora ti voglio chiedere qualcosa che presume esperienza ed esperienze.
    Cos’è il godimento?
    Tu senti di aver appreso almeno un po’ a godere e a far godere?
    Gioisci nel possedere? Gioisci nel contemplare?
    Oppure gioisci nel partecipare il tuo godimento, godi a condividerlo?»

    La Gorgia
    «Oibò Gorgia, quanto senza dubbio tu riesca con le tue interrogazioni a giungere alle questioni che più in profondità mi interessano, non può che stupirmi! Mi cogli infatti in un momento di dolore fisico, in cui sono costretta nella mia mente a ricordare il tetrafarmaco del nostro successore Epicuro, consolandomi sulla sua considerazione a proposito della brevità del dolore.
    Ma anche in momenti meno tormentosi, il godimento no, non mi accompagna come amico fedele. E mi dico che è così perché non ho inteso se il godimento venga da una espansione del nostro sé o invece da una sua riduzione, che faciliti l’incontro con l’Altr* e il suo condurci a godere.
    E se invece l’essere di questo Altr* mi distogliesse troppo dal mio essere, impedendomi di ricercare di godere io, di perseguire il godimento a discapito dei desideri altrui ?
    Però gioisco, sì, tanto nel contemplare. E nel possedere un tetto, un letto, e ora una vecchia carrozza meccanica con cui muovermi. Di più godo ad avere un corpo caldo e panciutello che si adagia affianco al mio e gioisco a condividere il desco, a condividere le parole scritte, più che tutto».

  14. vecchi-maldini

  15. Diario di bordo

    di Cyrilla Mango, delegata de lo Sacro Ordine de la Cgil

    Anno del Signore 1115 D.C.

    Ianuarius 15  Viste le continue carognerie laborative de lo capitano de la nostra nave mercantile, La Santa Giacoma, recante carico di libri, mi trovo costretta ad accettare lo incarico di delegata sindacale de la Cgil, Confraternita generale instabili lavoratori.

    Februarius 14  Causa pressanti richieste de la ciurma per lo pessimo rancio e la mancanza de lo orario di laboro, mi accingo a scrivere un’epistola a lo capitano per reclamare lo milioramento de la condizione nostra.

    Februarius 20  Richiesta respinta

    Martius 2  Apparizione di topi ne la stiva. La ciurma richiede assemblamento congiunto per decidere lo da farsi alla presenza di un funtionario de lo Sacro Ordine de la Cgil.

    Martius 6  Ancora niuna notizia de lo funzionario.

    Aprilis 3  Il problema de li topi continua. Essi provengono da una nave vicina, ove laborano solo marinai a progetto et a voucher senza tutela alcuna et senza li necessari strumenti di pulizia. Lo funtionario de la Cgil arriverà domani, accompagnato da lo suo omologo de la Uil.

    Aprilis 4  Lo funtionario de la Cgil è stato accusato da la ciurma di essere poco pugnante. Egli ha cercato di spiegare che non è possibile buttare a lo mare lo capitano et operare ammutinamento tramite sciopero. La ciurma lo considera un pusillanime et lo aizza a scontrarsi in singolar tenzone con lo campione de lo ordine dei Cobas, eretici pericolosi che fanno assai proseliti tra le menti animose. Lo funtionario Uil si cala con fune da la stiva per sparire nei marosi.

    Aprilis 7  La singolar tenzone si è trasformata in uno inferno. Ormai dimentica de li topi bivaccanti e de la mancanza di orario alcuno, la ciurma indirizzava la sua animosità verso li funtionari sindacali, li quali hanno trovato opportuno fuggire tramite zattera. La ciurma ora è silenziosa. Ho messo lo lucchetto a la porta.

    Aprilis 15  Lo capitano ha tenuto uno discorso a poppa: per lo quale motivo ci lamentiamo de li orari e de li topi? non habiamo forse un contratto cum tredicesima, inps, contributi, buono rancio che altri marinai ormai vedranno solo ne lo paese de la cuccagna? Chi non è felice può prendere zattera e recarsi ne la nave de li marinai pagati con voucher.

    Maius 1  Li topi ormai banchettano con noi quali amici, ma niuno si lamenta più. Molte domande si concentrano ne lo mio cuore: a che serve pugnare per laboratori ingrati? A che serve laborare quale serva della gleba? Giunta è l’ora di darmi alla pirateria, solcare li mari e scrutare li nuovi orizzonti. La libertà è lo mio destino, domani vascello battente partita Iva passerà dalle mie parti lanciandomi una fune per la fuga. Che lo Signore abbia pietà dell’anima mia.

  16. bracciante-digitale1

  17. bracciante-digitale2

  18. puglia-braccianti

  19. impegno

  20. Roz_Noninclusa

  21. cose-stupide-8

  22. Parco dei divertimenti

    di bulander

    Era già notte quando Bettino rientrò nella sua casa a Gudo Visconti, una vecchia cascina semi abbandonata con un’ala che stava ancora in piedi. Un po’ lontana dal centro di Milano ma almeno c’era spazio per posteggiare i risciò e ripararli dalla pioggia. Bettino ne aveva due, uno ci aveva su anche il wi fi e lo usava quando andava a prendere i turisti al Rosetta Hotel. Che fortuna quella convenzione con il Rosetta! Lui almeno aveva un qualcosa di stabile, un cliente fisso che un paio di volte alla settimana lo chiamava, ma Bolzoni, quello di Casalecchio che aveva fatto il master con lui a Londra, doveva pigiarsi e spintonarsi con tutti gli altri risciòmen in piazza del Duomo per riuscire a raccogliere qualche turista. Il sogno di tutti loro era di trovare l’arabo che si faceva portare a Rho nei grandi spazi che una volta erano stati della Fiera e poi erano stati trasformati in quello che orgogliosamente i milanesi chiamavano “il più grande parco di divertimenti d’Europa”. Gli arabi, contrariamente alla loro tradizione, non contrattavano, pagavano e basta. Al massimo ti chiedevano di tenergli la scimmia mentre loro andavano a divertirsi. Sì, c’era questa moda assurda di andare in giro con una scimmia quando venivi a Milano, l’aveva lanciata un sindaco che voleva rilanciare il turismo e poi si è scoperto che commerciava in animali esotici. Finito il mandato, dove va a finire? Presidente del parco di divertimenti ovviamente e lì di animali esotici ce n’era a bizzeffe. I bambini andavano pazzi per la tundra delle renne, con la neve artificiale e le aurore boreali fatte dallo Studio Azzurro. Gli arabi adoravano invece andare alla grande vasca degli squali perché lì c’era il ristorante dove si mangiava pinne di squalo in tutte le salse. I tavoli stavano attorno alla vasca, dovevi prenotarli un paio di settimane prima, era sempre pieno. Ti chiedevano: “which one you prefer, Sir?”, ti sceglievi il pescecane, loro gli sparavano, cercavano di tirarlo su prima che gli altri lo divorassero e ti servivano una pinna appena tagliata. Divertente e gustoso, no? Ma quei poveretti che li aspettavano fuori con il risciò per riportarti in centro, alle prese con le scimmie che berciavano e si agitavano… Bettino non voleva nemmeno pensarci. Va bene che con una corsa a Rho ti facevi la giornata, però che fatica!
    “Anche se, a pensarci bene” – diceva tra sé e sé mentre si stendeva sul letto con le ossa rotte – “sempre meglio di quel povero Raul”. Era lo spagnolo che aveva conosciuto ad un Erasmus a Berlino. S’era innamorato di una milanese, l’aveva seguita ed aveva trovato lavoro come cameriere al ristorante delle pinne di squalo. Era così contento poveretto e così innamorato! Bestiale… mentre stava servendo a un tavolo sull’orlo della vasca, un cliente ciccione inavvertitamente lo aveva urtato alzandosi e lui ci era finito dentro ed era stato divorato all’istante. E tutti i clienti in piedi coi telefonini a fotografare!
    Il secondo risciò Bettino lo aveva comperato di seconda mano da un albanese, quando aveva perso il lavoro come fisico delle comete. S’era laureato a Brisbane, in Australia, dove si diceva esistesse la migliore facoltà del mondo. E dove si pagava un terzo delle tasse che ti chiedono quei manigoldi del Politecnico di Milano che ti mettono in aule che sembrano porcili. A Brisbane la vita costa la metà, ci vai con una low cost e paghi come per andare a Roma. Casa la trovi facilmente, vai a vivere in comunità con altri sei, sette studenti, tre per stanza, quattro con letti a castello, cosa spendi? Niente. Certo, mangi carne di canguro mattina e sera, ma a Milano cosa mangeresti? O le mense della Caritas o un panino che ti costa come un bisteccone di canguro con mostarda. Aveva trovato anche un posto, appena laureato, rispondendo a un annuncio di un Osservatorio in Mongolia. S’era presentato, lo avevano messo all’inizio in archivio, ma a lui che importava? Uno stipendione, la mensa tutti i giorni e la casa gratis (dentro un container, ma chi se ne frega). Dopo sei mesi si scopre l’arcano. Sei lì non per studiare le comete ma per arruolarti volontario in missioni spaziali molto rischiose, ne torna uno su dieci. Se accetti e ti va bene ti metti a posto per tutta la vita, se rifiuti il tuo contratto viene stracciato. Puoi fare causa, se vuoi, il tribunale competente è quello di Ulan Bator, gli avvocati mongoli costano un sacco e non parlano inglese, in tribunale non sono ammessi gli interpreti. Però ti danno qualche dollaro di liquidazione e con quelli Bettino ha potuto tornare a casa e comperarsi il risciò.
    È appena sotto le coperte con la televisione accesa davanti (c’è il secondo tempo di Manchester United–Inter), che squilla il cellulare, è Bolzoni. “Allora, com’è andata oggi?” “Sarebbe andata bene, ho fatto due Rho, la prima volta con due giapponesi, brava gente, tranquilli, hanno cercato di tirare un po’ sul prezzo, ma non avevano la scimmia almeno. Si son fermati un paio d’ore soltanto e quindi ho potuto fare un’altra corsa nel pomeriggio.”
    “Ragazzi, ti sei fatto un sacco di soldi, domani andiamo a farci una birra…”
    “Sì, sì, aspetta però. Alle due, due e mezza ero lì in latteria che mangiavo un panino, si avvicinano due turchi, con un inglese pessimo, capisco alla fine che vogliono andare a vedere gli squali. OK, mi dico, non hanno nemmeno la scimmia, bel colpo Bolzoni. Invece, appena usciti, s’avvicinano le mogli che facevano shopping… ciascuna con una scimmia sulla spalla, che ridevano come sceme. Porca puttana! Eh va be’ coraggio, andiamo, mi sono detto, speriamo si fermino poco, come i giapponesi. Oh, per farla breve, sai cosa mi capita? Quelli mi mollano le scimmie, ’ste maledette bestie cominciano a litigare tra loro, urlano come ossesse, arriva una banda di animalisti – sai quelli che stazionano lì davanti all’ingresso coi loro cartelli “save the sharks!” – mi saltano addosso, mi riempiono di botte e fanno scappare le scimmie. Figurati quando tornano i turchi, che scenata mi fanno! “Noi abbiamo lasciato lì i nostri passaporti! E abbiamo lasciato la cauzione, e adesso come facciamo? La responsabilità è sua, andiamo dalla polizia!” Calma, calma, sistemiamo tutto, be quiet! Be quiet! Dico io e gli chiedo: dove le avete noleggiate le scimmie, vi hanno lasciato un biglietto, un indirizzo? Loro tirano fuori la ricevuta, la prendo in mano, leggo… e a questo punto dico… c’è un Dio, la mia povera mamma in cielo pensa per me… sai dove le avevano prese? Dal Noleggio Scimmie di Santa Tecla, quello di Oranghi… ti ricordi, era al master con noi a Londra!” “Grande… e allora?” chiede Bettino. “Niente, siamo andati lì insieme, lui ha restituito i passaporti e siamo d’accordo che i soldi glieli do poco alla volta, ma la metà di quel che costa una scimmia… è stato un vero amico, un tesoro…” “Solidarietà tra vecchi compagni d’università, Bolzoni. Vedi che merita studiare?”

  23. friendfunding

  24. ASPIRINA
    n. 8 Inverno 2014-15

    REDAZIONE
    Loretta Borrelli, Piera Bosotti, Pat Carra, Anna Ciammitti
    Manuela De Falco, Elena Leoni, Livia Lepetit, Laura Mango

    Progetto e sviluppo web: mybreadcrumbs.it
    Progetto grafico e lettering dei cartoon stranieri: booh.it
    Traduzioni: Margherita Giacobino e Renata Sarfati (inglese)
    Illustrazione del sommario: Doriano Solinas
    Video di Le Pinne (Libreria delle donne di Milano, 24 settembre 2014): Pietro Leoni Amato

    HANNO DISEGNATO, SCRITTO, CANTATO

    Piera Bosotti  (Milano)
    bulander (Milano)
    Pat Carra (Milano) www.patcarra.it
    Anna Ciammitti www.annaciammitti.com
    Dalia Del Bue (Torino) daliadelbue.blogspot.it
    Liza Donnelly (New York) lizadonnelly.com
    Doaa El Adl (Il Cairo) www.cartoonmovement.com/p/5899
    Maria Teresa Fichele (Napoli)
    Margherita Giacobino (Torino)
    Ilaria Grimaldi  (Napoli) www.ilariagrimaldi.it
    Le Pinne (Milano)
    Pietro Leoni Amato (Milano)
    Livia Lepetit (Milano)
    Lupo Giulia D’Anna (Parigi) www.giuliadanna.com
    Audre Lorde (Stati Uniti)
    Francesca Maffioli (Parigi)
    Giuliana Maldini (Milano)
    Cyrilla Mango (Milano) blog_idoloridellagiovanelibraia
    Mantissa (Milano)
    Laura Marzi (Firenze)
    Sara Menetti (Bologna) www.saramenetti.it
    Margherita Morgantin (Milano)
    Marilena Nardi (Treviso) www.marilenanardi.it
    Grazia Nidasio (Certosa di Pavia)
    Isia Osuchowska (Vilnius)
    Roz (Terni) www.theps09.blogspot.it
    Teresa Sdralevich (Bruxelles) www.teresasdralevich.net
    Doriano Solinas (Lucca)
    Nura Tafeche (Milano)

    Contatti: info@erbaccelarivista.org

    Edizioni Libreria delle donne di Milano
    Via Pietro Calvi 29 | 20129 Milano
    +39 02 70006265 | fax +39 02 71093653
    www.libreriadelledonne.it