Aspirina non solo per donne

 

Qualcuno ricorderà i numeri di “Aspirina”, la rivista satirica edita dalla Libreria delle donne di Milano a metà anni Ottanta (1987-91). Lo scorso marzo “Aspirina” è tornata a fare il suo effetto con un numero di prova: ma la vera prima uscita è stata il 19 giugno. Un nuovo giornale online “stagionale”(4 numeri annui) nato dalla voglia di prendere posizione, ma per ridere, in un momento particolarmente adatto per mettere alla prova le armi della satira, capace,con la sua ricchezza semantica e critica, di affrontare temi di grande attualità, per esempio, il movimentismo e il fermento femminista, parlando naturalmente anche di argomenti senza tempo come l’amore e il lavoro … Ad affrontare antichi e nuovi argomenti sono chiamate matite di diverse generazioni, impegnate in un serrato dialogo con alcune delle protagoniste storiche: Pat Carra, ieri come oggi tra le guide dell’impresa, ma anche Grazia Nidasio che non manca di affidare qualche battuta disincantata alla sua Stefi, stupendoci peraltro con personaggi inediti per questa “Aspirina” estiva. Tra le gigantesse del disegno anche due firme d’oltreoceano: Alison Bechdel (con un inedito in Italia) e Liza Donnelly, la cartoonist del “The New Yorker”, con un imperdibile pezzo proprio sulla creazione umoristica.

“Aspirina” si propone in modo nuovo, sfruttando le potenzialità del web e dell’animazione, facendo leva sull’apporto di tante disegnatrici, di diverse generazioni: il progetto web è di Loretta Borrelli e la grafica di Elena Leoni, tra le matite Dalia Del Bue e Federica Del Proposto, il personaggio di Wonderrina, super eroina pasticciona, inventata per “Aspirina” da Annaurla. Non mancherà il segno incisivo di Teresa Sdralevich a fianco delle immutate Suor Pat e Suor Ste che per questa fredda estate propongono, per chi abbia l’umore sotto i tacchi, delle risolutive infradito.

La ricchezza dei contributi grafici e scritti – che si rinnoveranno nelle prossime uscite con appuntamenti ricorrenti e sempre nuove firme – rendono “Aspirina” un prodotto maturo della coscienza politica e della creatività al femminile che parla, in modo chiaro, una lingua universale. In proposito mi viene in mente una lucida ma divertita analisi della Szymborska che – in una breve recensione del 1969 di un libro sulla scrittura cinese – osservava: “C’è un segno, è naturale, per ‘moglie’, e un altro per ‘amante’. ‘Moglie’ è donna più ramazza, ‘amante’ donna più flauto”. Aggiungendo un’eloquente riflessione conclusiva:: “Non so se esista un segno per esprimere l’ideale che qui in Europa cercano d’inculcarci le riviste femminili, una sintesi di ramazza e flauto”. Oggi “Aspirina” intende superare qualsivoglia definizione stereotipata, mettendo in scena la risata e il sorriso femminile, in forma solista, duale e corale.

Marta Sironi